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Nerone, probabilmente dopo l'incendio del 64 d.C., fece iniziare la costruzione della Domus Aurea...
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La dimora imperiale di Nerone con i suoi preziosi affreschi furono riscoperti alla fine del XV, sembra casualmente. Calandosi dall'alto, attraverso i resti delle Terme di Traiano, gli artisti rinascimentali raggiunsero quelle che consideravano "grotte" splendidamente decorate, che esplorarono aprendosi dei varchi tra le murature. Camminado al sopra dell'interro traianeo, illuminado con torce le buie "grotte", poterono osservare da molto vicino gli stucchi e le raffigurazione che da li' in poi furono dette "a grottesca", fonte di ispirazione e modello di riferimento per tutta la pittura del '500. Le firme e i graffiti di numerosi artisti, come Raffaello, Ghirlandaio, Pinturicchio, Vasari sono state rinvenute sulle volte della Domus Aurea e testimoniano questo straordinario periodo storico.

I primi lavori di scavo ebbero inizio solo nel XVII secolo, come documentano le incisioni e le opere di Bartoli e di Bellori in 'Pitture antiche delle grotte di Roma e del sepolcro dei Nasoni' del 1706. Ma scavi archeologici regolari si attestano tra il 1758 e il 1769 quando Papa Clemente XIII incarica l'architetto Cameron di eseguire ricerche nelle stanze sotterranee. L'architetto inglese pubblica le sue scoperte nel testo "The bath of the romans" del 1772. Nel 1774 gli scavi dell'antiquario romano Ludovico Mirri portarono al ritrovamento di 16 nuove sale della Domus Aurea, come documentano le incisioni dell'epoca.

Nel XIX secolo sotto il papato di Pio VII, tra il 1811 e il 1814, Antonio de Romanis dirige il primo scavo sistematico, restituendo cinquanta stanze e realizzando la prima pianta della Domus Aurea. Tali scoperte vennero pubblicate nel testo di De Romanis 'Le antiche camere esquiline dette comunemente delle Terme di Tito', del 1882.

I primi interventi di restauro sono invece documentati nei vari "Verbali di consegna dei lavori" tra il 1893 e il 1911, rinvenuti negli archivi della Soprintendenza ai Monumenti del Lazio. Riguardano lavori di restauro e di consolidamento dei dipinti, forse relativi all'applicazione di grappe di ottone per fissare i bordi degli affreschi, in vari ambienti del palazzo.

Tra il 1912 e il 1914 sotto la direzione di Antonio Muñoz, direttore della Regia Soprintendenza ai Monumenti del Lazio e degli Abruzzi, furono intrapresi nuovi scavi dell'area orientale, con interventi di restauro delle strutture architettoniche rinvenute. Nel 1926 viene scavata la Sala Ottagona, nel '34 la Sala della Volta Dorata. Sempre sotto la direzione di Muñoz si realizza sul piazzale sovrastante la Domus Aurea il Parco archeologico del colle Oppio con i resti delle Terme di Traiano, come fondale architettonico inquadrato da viali e giardini. Nel 1938, sotto la direzione di Terenzio, si scavano gli ambienti adiacenti alla Sala Ottagona, e l'anno successivo si completano lo sterro del criptoportico orientale e gli scavi del settore meridionale del palazzo. In questi anni vengono realizzati numerosi interventi di restauro degli affreschi, i cui bordi sono fissati con stuccature in cemento, allora ritenuto idoneo allo scopo, e viene effettuata la documentazione fotografica di molti ambienti, oggi conservata presso l'Istituto Centrale per la Documentazione ed il Catalogo.

Dopo la seconda guerra mondiale, gli scavi proseguono, viene installato l'impianto elettrico e nel 1957 viene scoperto il cosidetto "Ninfeo di Polifemo". Dal 1968 il monumento, sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica di Roma, viene studiato e diretto dalla dr. Laura Fabbrini a cui si deve il ritrovamento di resti del piano superiore del palazzo nella zona limitrofa alla "Sala Ottagona". In questi anni sono realizzati molti interventi di restauro con l'impermeabilizzazione di alcune volte nell'area della "Sala Ottagona".

Tra il 1969-1971 l'Istituto Centrale del Restauro, allora diretto da Cesare Brandi, inizia a studiare i problemi di conservazione della Domus Aurea, con prove di consolidamento degli affreschi della Volta Dorata. Ma e' a partire dal 1984 che l'ICR, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Roma, inizia una ricerca sperimentale all'interno di due delle più belle sale dipinte della Domus Aurea: la Sala delle maschere (ambiente n. 114) e il Corridoio adiacente (ambiente n. 131). Il progetto si basava sul principio di stabilizzazione del microclima interno agli ambienti, per evitare che l'aria esterna di Roma, sottoposta a forti sbalzi termo-igrometrici e piena di inquinanti atmosferici, potesse entrare in contatto con l'aria interna delle sale. Si decise quindi di tenere sottocontrollo il microclima interno agli ambienti n. 114 e n. 131 confinando le sale attraverso dei sistemi di chiusura con porte a tenuta stagna. In questo modo si riusci' a stabilizzare i parametri termo-igrometrici relativi ai valori di temperatura e umidita' realtiva dell'aria, evitando i dannosi scambi esterno/interno. L'intervento sperimentale fu accompagnato da monitoraggi ambientali e da test di restauro degli affreschi, realizzati nel 1985-86.

Dopo venti anni, a partire dal 2004, l'ISCR ha avviato una campagna di controlli ambientali e di valutazione dei campioni di restauro realizzati nel 1985. La valutazione della piena efficacia nel tempo dei principi e dei metodi d'intervento applicati dall'ICR nel 1985 ha consentito di confermare l'assoluta importanza della metodologia del "confinamento ambientale" come strumento fondamentale nella conservazione preventiva degli ambienti ipogei, la cui conservazione e' strettamente collegata al mantenimento di valori termoigrometrici assolutamente stabili e all'utilizzo di sorgenti luminose a basso impatto su materiali fotosensibili. Analoghe conclusioni sono state raggiunte in parallele sperimentazioni fatte dall'ICR in quegli stessi anni nella Tombe etrusche di Tarquinia e Cerveteri.

Dal 2004 ad oggi l'ISCR ha quindi sviluppato un nuovo progetto di restauro e conservazione della "Sala delle maschere" e del "Corridoio n. 131" basato sul principio del "confinamento ambientale" aggiornato solo dall'introduzione delle necessarie innovazioni tecnologiche. Scopo finale del progetto e' potere riaprire le splendide sale alla fruizione pubblica secondo un nuovo programma di visite controllate basate su un contemporaneo costante monitoraggio dei parametri interni e su di un nuovo sistema di illuminazione a basso impatto fotobiologico e fotosensibile.
 

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